sabato 22 dicembre 2007

Alluminio Anodizzato (3)

Un colpo secco. Passarono sette minuti e un secondo colpo la zittì nuovamente. Altri sette minuti e la radiosveglia ricominciò a cantare per la terza volta. Diamine, si doveva alzare. La spense. Le 7.53. Quella orrenda melodia anni '80 lo avrebbe tormentato almeno fino all'ora di pranzo. Samuele si appiccicò addosso la prima roba che gli capitò tra le mani e scese. In cucina afferrò un cornetto. Lo stesso sapore del cartone, pensò. Non aveva fame, ma l'abitudine lo spingeva ad ingozzarsi frettolosamente prima di correre al treno. Il caffè era tiepido, sicuramente il padre se n'era andato da poco. Aveva lasciato un biglietto: "Non torno per cena, dormo fuori. Chiama solo se necessario". Rimarrà a scopare dalla Teresa, pensò con un misto di rabbia e intolleranza. Infondo il ragazzo non aveva superato del tutto la fuga della madre. Sebbene non nascondesse il disprezzo che provava per lei, nel profondo del suo cuore dava il grosso della colpa al padre. Vivere con Franco non era facile, o meglio lo era fin troppo: era come stare da soli senza il problema delle bollette. Cappellino, sciarpa, guanti, chiavi, telefono, uscì. Alla stazione il solito ritardo. Dannato freddo. Un pallido lontanissimo sole cercava di scaldare inutilmente quell'aria pungente. Si mise a sedere in attesa del treno. Sebbene le panchine di ferro della stazione fossero marmate, il sonno aveva priorità. Quella mattina c'era il consueto "freddo fumo", era così che Samu amava definire il freddo che condensa il respirio. Una sigaretta, non desiderava altro che una sigaretta per fumarsi quei minuti d'attesa, ma sarebbe stato necessario attendere anche per quello. Certamente una volta a Firenze avrebbe puntato dritto verso il primo tabaccaio. Arrivò il treno e salì.

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