venerdì 8 febbraio 2008

Il sacro gong

Stava per iniziare. Il tanto desiderato suo primo incontro stava per prendere forma. E sinceramente non gli importava tanto come sarebbe andata, se gli avessero o meno spaccato la faccia... Piuttosto voleva valutare come sarebbe andato lui lì sopra. Non lo sapeva nemmeno come mai fin da piccolo si era infilato in quella palestra e aveva iniziato a tirare pugni contro quel sacco. Ma questo poco importava, perchè alla fine quello che aveva sempre desiderato era materializzato lì, quella sera. Era seduto su quel panchetto minuscolo e poco importava di come ci era arrivato. Concentrazione. Non distingueva la folla già nel buio della sala, nè faceva caso alle urla o alle incitazioni. Pensava solo a sè, al suo ego enorme. Enorme come i suoi muscoli; erano un ammasso di carne in tensione dal primo all'ultimo: la folta schiera di addominali era come una corazza che lo avrebbe protetto, i polpacci erano pronti per entrare in trazione durante il balletto sul ring. Quello su cui però contava di più era il suo bicipite destro che avrebbe sparato colpi micidali come un panzer in guerra. Le goccie di sudore gli scendevano giù dalla testa per la tensione che era ormai giunta alle stelle. Ed era questo che nel cervello si ripeteva costantamente anche durante ogni allenamento: "la tensione è la scorza del puglie, perchè riesce a animarlo quando è morto e ad energizzarlo quando è vivo. E' lei che affronta il pericolo, ma non la far trasformare in paura, perchè un puglile con la paura è come uno senza le braccia". Respiro. La cosa che più di tutte gli era rimasta impressa dagli insegnamenti del suo manager era la raccomandazione di sentire la simbiosi perfetta tra la voglia di esplodere che risideva nel cervello e lo scatto istantaneo del braccio, come un flash durante una fotografia. E per far ciò si doveva aiutare con la sua respirazione, senza mai andare fuori giri come un macchian ben progettata. In effetti lui era una macchina, ma progettata per demolire. La concentrazione era all'apice e il respiro bello profondo; la sua testa, invece, stava quasi per implodere; sapeva che tra pochi minuti non avrebbe più sentito niente: niente più rumori, niente più scrupoli, niente più dolore, solo adrenalina e sapore del sangue. Sì, adrenalina e sapore del sangue . Si ripeteva che avrebbe sentito solo adrenalina e sapore del sangue. Fu l'ultima volta che si sussurò questo, quando l'alone attorno alla sua testa, che gli allenatori chiamano concentrazione, fu squarciato dal sacro gong.